Trattamento acque reflue - Industriale

impianto depurazione acque reflue industriali
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  • Birrifici
  • Caseifici

 

 

NORMATIVA CHE CARATTERIZZA LE ACQUE REFLUE INDUSTRIALI

Normativa che riguarda lo scarico di “acque reflue industriali”. La norma, come modificata dal D.lgs. 4/2008, recita che tale scarico è caratterizzato da “qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diversi dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento …” (art. 74, comma 1, lett. h).
Il concetto di “attività commerciali o industriali”, rappresenta la fonte delle acque reflue industriali, è delineato da “qualsiasi stabilimento nel quale si svolgono attività commerciali o industriali che comportano la produzione, la trasformazione ovvero l’utilizzazione delle sostanze di cui alla tabella 3 dell’allegato 5, ovvero qualsiasi altro processo produttivo che comporti la presenza di tali sostanze nello scarico”. Si tratta di due ipotesi di cui la prima si articola a sua volta in due punti distinti. Tale definizione si riferisce dunque, in primo luogo, sia alle attività commerciali che industriali.
La definizione precedente alle modifiche del D.lgs. 4/2008 definiva la diversità delle acque reflue industriali dalle acque reflue domestiche su un criterio di differenza qualitativa (si leggeva infatti “differenti qualitativamente dalle acque reflue domestiche e da quelle meteoriche di dilavamento”); al riguardo si riporta  Cass. III Pen., n. 21119 del 29 maggio 2007, ric. B. nella nozione di acque reflue industriali rientrano tutti i reflui derivanti da attività che non attengono strettamente al prevalente metabolismo umano ed alle attività domestiche, atteso che a tal fine rileva la sola diversità del refluo rispetto alle acque domestiche.
Dopo l’intervento del 2008, il nuovo criterio si basa sulla “provenienza”, proprio perché la caratteristica delle acque industriali è quella di essere scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni.
Il concetto di assimilabilità, trova una sua definizione nella normativa vigente, anche se non sempre nella maniera opportuna: infatti, l’art. 101, comma 7, D.lgs. 152/06 individua sì un elenco tassativo di casi in cui determinate tipologie di acque reflue sono assimilate ex lege alle domestiche, ma poi alla lett. e) lascia un ampio margine di autonomia alla potestà normativa regionale, la quale, di fatto, può vanificare il suesposto principio giuridico.
Infatti, detta norma (il comma 7 della lett. e) dell’art. 101, D.lgs. 152/06 cit.) prevede che “sono assimilate alle acque reflue domestiche le acque reflue … aventi caratteristiche qualitative equivalenti a quelle domestiche e indicate dalla normativa regionale”. Al riguardo, le differenti disposizioni regionali che si possono rinvenire nel ns. panorama normativo sono la conseguenza di quel concetto, non definito, ma facilmente oggetto di interpretazioni più o meno estensive da parte delle Regioni, di “equivalenza” previsto dall’art. 28, comma 7, D.lgs. 152/99, prima, e dall’art. 101, c. 7, D.L.vo 152/06, poi: “si tratta dunque, … di una vera e propria norma bianca di apertura verso la disciplina regionale che sostanzialmente diventa arbitra in tutta questa delicata materia”. 
Ciò fa sì che, in conclusione, stante il principio generale per cui l’identificazione delle acque reflue industriali non avviene più secondo un criterio qualitativo, ma di provenienza, l’inciso di cui all’art. 101, comma 7, lett. e) incrina questo sistema, in quanto lascia alle Regioni la facoltà di indicare le caratteristiche qualitative ritenute equivalenti alle domestiche.
In materia di distinzione tra acque reflue industriali e acque reflue domestiche, anche la giurisprudenza è sostanzialmente conforme: Corte di Cassazione, Sez. III Penale, n. 12865 del 24 marzo 2009, Ric. B. ha sentenziato che nella nozione di acque reflue industriali di cui all’art. 74, c. 1, lett. h), del D.L.vo 152/2006, rientrano tutti i tipi di acqua derivante dallo svolgimento di attività produttive, poiché detti reflui non attengono prevalentemente al metabolismo umano ed alle attività domestiche di cui alla nozione di acque reflue domestiche prevista dall’art. 74, comma 1, lett. g), del D.L.vo 152/2006.
In maniera chiara ed incisiva Cass. III Pen. n. 35870 del 3 settembre 2004 stabilisce che “la distinzione fra acque reflue domestiche ed acque reflue industriali non è determinata dal grado o dalla natura dell’inquinamento delle acque, ma esclusivamente dalla natura delle attività dalle quali provengono, così che qualunque tipo di acqua derivante dallo svolgimento di un’attività produttiva rientra fra le acque reflue industriali, ed il suo scarico in difetto di autorizzazione configura il reato di cui all’art. 59 del D.lgs. 11 maggio 1999, n. 152” (oggi art. 137 del D.lgs. 152/2006).
Nello stesso senso va letta Cass. III Pen. n. 978 del 20 gennaio 2004, ric. M., la quale partendo dalla fattispecie dei reflui da attività di carrozzeria dispone che gli stesi devono essere considerati “acque reflue industriali, non assimilabili a quelle domestiche – poiché non ricollegabili al metabolismo umano e non provenienti dalla realtà domestica”.
Con qualche tentennamento Cass. III Pen. n. 42529 del 14 novembre 2008, ric. A. ricordava che “il refluo deve essere considerato nell’inscindibile composizione dei suoi elementi, a nulla rilevando che parte di esso sia composta di liquidi non direttamente derivanti dal ciclo produttivo, come quelli delle acque meteoriche o dei servizi igienici, immessi in un unico corpo recettore … Ne consegue che rientrano tra le acque reflue industriali quelle che possiedono qualità, necessariamente legate alla composizione chimico – fisica, diverse da quelle proprie delle acque metaboliche e domestiche”.
Infine, si cita per completezza anche Cass. III Pen. n. 42932 del 19 dicembre 2002, ric. B, secondo la quale “nella nozione di acque reflue industriali rientrano tutti i reflui derivanti da attività che non attengono strettamente al prevalente metabolismo umano ed alle attività domestiche … Conseguentemente, rientrano tra le acque reflue industriali quelle provenienti da attività artigianali e da prestazioni di servizi”.
Per quanto concerne la definizione di acque reflue industriali sono, pertanto, da considerarsi tali anche quelle derivanti da attività industriali che danno luogo ad un unico scarico finale in cui confluiscono anche eventuali reflui domestici, si ritiene pertanto che debba prevalere l’attività e quindi lo scarico industriale rispetto al refluo domestico, anche se talvolta quest’ultimo influenza i valori dei parametri da rispettare. Se si prende in esame, ad esempio, un’attività metalmeccanica dotata di impianto chimico fisico per l’abbattimento di metalli o di oli minerali, lo scarico finale avrebbe come parametri caratteristici gli inquinanti dell’attività, mentre dopo l’unione con scarichi legati a reflui definibili domestici interverranno altri parametri da controllare come il BOD5 e i parametri legati al ciclo dell’azoto , ammoniaca, nitriti e nitrati, che non governati da un impianto possono portare al superamento dei limiti nello scarico finale.
Dal punto di vista tecnico questa giusta classificazione può comportare approcci diversi nella realizzazione delle reti fognarie interne ad uno stabilimento in funzione del recapito finale dello scarico. Influente è la possibilità di scaricare separatamente i reflui provenienti dall’attività produttiva da quelli dei servizi igienici dell’insediamento e di una eventuale mensa aziendale, nel caso che il recapito sia una pubblica fognatura: questi ultimi presentando caratteristiche del tutto analoghe ai reflui originati dal metabolismo umano ed dalle attività domestiche potranno essere scaricati con limiti differenti e senza generare influenze sui parametri da rispettare per lo scarico industriale.
Per acque reflue industriale sono da intendersi anche quelle derivanti da strutture non inserite necessariamente nell’ambito di edifici, ad esempio impianti e attrezzature mobili ricollocabili ubicati all’aperto in aree scoperte o piazzali che diano luogo a scarichi di acque reflue.
Le acque di raffreddamento, pur non essendo state espressamente definite dal decreto, si qualificano per loro natura come acque di processo. Ai fini della loro classificazione, pertanto, sono da ritenersi comprese nella definizione di “acque reflue industriali” in quanto diverse dalle acque reflue domestiche e da quelle meteoriche di dilavamento.
Non è comunque consentito diluire con acque di raffreddamento, di lavaggio o prelevate esclusivamente allo scopo gli scarichi parziali che contengono le sostanze di cui alla tab. 5 del decreto prima del loro trattamento per adeguarli ai limiti previsti dal decreto. L’immissione di tali acque nella rete fognaria di raccolta degli altri scarichi è ammessa di norma a valle del pozzetto di campionamento previsto per il controllo dei medesimi.

 

Restano salvi i criteri di assimilazione alle acque reflue domestiche ai sensi dell’art. 101, comma 7, lettera e).

 

IMPIANTI PROPOSTI

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ECOCRAMI

ECOCRAMI è caratterizzata da un’eccellente efficienza di rimozione degli inquinanti, certificato con  marcatura EN 12566-3. ECOCRAMI è ampliamente in linea con le indicazioni del D.Lgs.152/06 e dei regolamenti regionali per scarico in acque superficiali, suolo e sottosuolo.

 

CERTIFICAZIONI 

  • EN 12566-1 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTI PRIMARI
  • EN 12566-3 : CERTIFICAZIONE EUROPEA SISTEMA COMPLETO
  • EN 12566-6 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTO SECONDARIO
  • Dichiarazione di Prestazione  (DoP)

Gli  impianti fino 50 AE devono essere certificati di ente terzo notificato come da UNI EN 12566. Dal 1° luglio 2013 è obbligatoria la dichiarazione di prestazione secondo regolamento EU 305/2011. I nostri impianti hanno già conseguito la certificazione UNI EN 12566 e sono dotati di dichiarazione di prestazione e marcatura CE.

 

VANTAGGI

  • Sistema monoblocco
  • Nessuno odore
  • superficie di impiego minima
  • costi di posa in opera e installazione minimi
  • Bassa produzione di fango
  • Processi biologici auto-attivanti

 

 

PARAMETRI Rendimenti Valore medio Tab. 3  allegato 5 D.Lgs. 152/2006 Tab. 4  allegato 5 D.Lgs. 152/2006
COD 87,6% 46 mg/l 160 mg/l 100 mg/l
BOD5 96,8% 7,3 mg/l 40 mg/l 20 mg/l
SST 96% 8,2 mg/l 80 mg/l 25 mg/l
N-NH4 96,80% 2,1 mg/l 5 mg/l 5 mg/l
 

 

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BIOCRAMI

BIOCRAMI nasce per soddisfare le esigenze in termini di trattamento delle acque reflue civili nell'ambito delle case sparse, impianto ottimale per abitazioni stagionali, campeggi, villaggi turistici, agriturismi, ristoranti,  hotel, strutture ricettive, aziende agricole. BIOCRAMI® è l’impianto di depurazione delle acque reflue più ecosostenibile, in quanto il processo di ossidazione avviene senza uso di soffianti e quindi di consumo di energia elettrica, esso si basa sul principio di gravità.

L'efficienza depurativa certificata riscontrabile all'uscita dell’impianto rispetta i limiti tabellari del D.Lgs. 152/2006. BIOCRAMI è costruito con materiali garantiti EN.

 

Efficienza e facilità di gestione

BIOCRAMI® è un impianto marcato EN 12566-3 ed in possesso di DoP, certificazione europea per gli impianti di depurazione delle acque reflue civili e/o assimilate sotto i 50 AE. La marcatura EN 12566-3 consente al BIOCRAMI® di CRAMI INGEGNERIA di rientrare ampiamente nei limiti imposti dal D.Lgs 152/06  per scarico in acque superficiali, suolo e sottosuolo.

 

Nessun consumo di energia elettrica

Il sistema di depurazione BIOCRAMI® sfrutta il processo di metabolismo aerobico, simulando ciò che avviene in natura. Il processo biologico naturale riprodotto in BIOCRAMI è supportato da modifiche tecniche all'interno dell'impianto che ne facilitano l'aerazione naturale senza consumi di energia elettrica. I batteri si sviluppano in modo naturale ancorati al supporto come biomassa adesa. Per fornire aria alle colonie batteriche interne, il sistema BIOCRAMI® non utilizza energia elettrica e quindi risulta il più ecocompatibile ad oggi esistente con queste caratteristiche e performance depurative.
Le condizioni di funzionamento naturali consentono di avere un rendimento continuativo e garantito.

 

CERTIFICAZIONI

  • EN 12566-1 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTI PRIMARI
  • EN 12566-3 : CERTIFICAZIONE EUROPEA SISTEMA COMPLETO
  • EN 12566-6 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTO SECONDARIO
  • Dichiarazione di Prestazione  (DoP)

Conforme al D.Lgs 152/06 ed ai Regolamenti Regionali per scarico in acque superficiali, suolo e sottosuolo.

 

VANTAGGI

  • I più bassi costi di gestione
  • La più alta qualità dei reflui in uscita
  • Semplicità di istallazione
  • Nessun impatto visivo e nessun cattivo odore
  • Nessun consumo di energia elettrica
  • Nessun rumore

 

SOSTENIBILITÀ

  • Manutenzione minima
  • Svuotamento ad intervalli molto lunghi

 

MANUTENZIONE

  • Controllare che lo scarico sia sempre libero
  • L’impianto richiede una pulizia regolare dei pretrattamenti con una periodicità congrua al loro utilizzo

 

  

PARAMETRI Rendimenti Valore medio Tab. 3  allegato 5 D.Lgs. 152/2006 Tab. 4  allegato 5 D.Lgs. 152/2006
COD 89,8% 46 mg/l 160 mg/l 100 mg/l
BOD5 97,5% 7,3 mg/l 40 mg/l 20 mg/l
SST 97,2% 8,2 mg/l 80 mg/l 25 mg/l
N-NH4 96,80% 2,1 mg/l 5 mg/l 5 mg/l
 

 

 

 

 

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CRAMI-MBR

CRAMI-MBR è un sistema di depurazione biologica delle acque che consiste nella combinazione del processo tradizionale di depurazione a fanghi attivi e di un sistema di separazione a membrana in alternativa al comparto di sedimentazione. Tale impianto presenta quindi il vantaggio di raggiungere elevate concentrazioni di fango attivo nei reattori biologici (10-15 kgSS/m3), gli spazi sono notevolmente ridotti. L’utilizzo delle membrane permette una microfiltrazione del fango precedentemente ossidato.  molto frequenti negli impianti industriali.
 

Vantaggi 

  • Consentono di potenziare impianti esistenti,
  • Ridotte dimensioni impiantistiche,
  • Assenza del comparto di sedimentazione finale,
  • Elevati rendimenti depurativi.
  •  livelli di qualità tali da consentire il riutilizzo delle acque depurate

 

Svantaggi

  • costi elevati

 

PARAMETRI Rendimenti Valore medio Tab. 3  allegato 5 D.Lgs. 152/2006 Tab. 4  allegato 5 D.Lgs. 152/2006
COD 87,6% 46 mg/l 160 mg/l 100 mg/l
BOD5 96,8% 7,3 mg/l 40 mg/l 20 mg/l
SST 96% 8,2 mg/l 80 mg/l 25 mg/l
N-NH4 96,80% 2,1 mg/l 5 mg/l 5 mg/l
 

 

 

 

 

 

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CRAMI-MBBR

CRAMI-MBBR è un reattore a biomassa adesa a letto mobile ed è un impianto per il trattamento biologico di depurazione delle acque reflue. I reattori a biomassa adesa a letto mobile fanno parte della famiglia dei sistemi a biomassa adesa a supporto mobile, che stanno sostituendo i convenzionali impianti a fanghi attivi nella depurazione delle aque reflue. Tale tecnologia può essere facilmente installata in bacini esistenti a fanghi attivi.

Le principali caratteristiche dell'impianto di depurazione delle acque reflue CRAMI-MBBR possono essere così riassunte:

  • opera in continuo,
  • non è soggetto ad intasamento
  • presenta limitate perdite di carico, in quanto non si ha la formazione di percorsi preferenziali tra i supporti;
  • ha una buona versatilità in fase di gestione: è possibile variare il tasso di riempimento (sempre) e il rapporto di ricircolo dei fanghi (nei reattori ibridi).

 

Vantaggi della tecnologia CRAMI-MBBR sono:

  • facile impiego per l'upgrade di impianti a fanghi attivi;
  • sedimentazione primaria non indispensabile;
  • ingombro in pianta minore rispetto ad un impianto a fanghi attivi;

 

Le principali applicazioni dell'impianto di depurazione delle acque reflue CRAMI-MBBR riguardano i trattamenti delle acque reflue, sia civili che industriali, il sistema CRAMI-MBBR è particolarmente efficace per la rimozione di azoto e fosforo e del carbonio organico (COD).

CERTIFICAZIONI

  • EN 12566-1 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTI PRIMARI

  • EN 12566-3 : CERTIFICAZIONE EUROPEA SISTEMA COMPLETO

  • EN 12566-6 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTO SECONDARIO

  • Dichiarazione di Prestazione  (DoP)

 

Conforme al D.Lgs 152/06 ed ai Regolamenti Regionali per scarico in acque superficiali, suolo e sottosuolo.

 

 
PARAMETRI Rendimenti Valore medio Tab. 3  allegato 5 D.Lgs. 152/2006 Tab. 4  allegato 5 D.Lgs. 152/2006
COD 87,6% 46 mg/l 160 mg/l 100 mg/l
BOD5 96,8% 7,3 mg/l 40 mg/l 20 mg/l
SST 96% 8,2 mg/l 80 mg/l 25 mg/l
N-NH4 96,80% 2,1 mg/l 5 mg/l 5 mg/l
 

 

 

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CRAMI-MBBRS

 

CRAMI-MBBRS è un reattore a biomassa adesa a letto mobile spinto (poichè dotato di sedimentazione secondaria e sistema di ricircolo) ed è quindi un impianto per il trattamento biologico di depurazione delle acque reflue monoblocco completo. I rendimenti elevati sono garantiti da una sedimentazione secondaria, la quale, grazie a un sistema di ricircolo dei fanghi, assicura una concentrazione di fanghi biologici attivi tali da aggredire nell'immediato la sostanza organica in ingresso, CRAMI-MBBRS è quindi un impianto di depurazione delle acque reflue studiato per ottenere risultati che garantiscono lo scarico nel rispetto del D.lgs. 152/2006. Integrando un trattamento terziario, ovvero la disinfezione, è possibile il riuso delle acque reflue depurate.

 

Vantaggi della tecnologia CRAMI-MBBRS sono:

  • elevati rendimenti
  • rimozione composti di azoto
  • riduzione in pianta dell'impianto 
  • opera in continuo
  • non è soggetto ad intasamento 
  • facile impiego per l'upgrade di impianti a fanghi attivi
  •  

CERTIFICAZIONI

  • EN 12566-1 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTI PRIMARI

  • EN 12566-3 : CERTIFICAZIONE EUROPEA SISTEMA COMPLETO

  • EN 12566-6 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTO SECONDARIO

  • Dichiarazione di Prestazione  (DoP)

Conforme al D.Lgs 152/06 ed ai Regolamenti Regionali per scarico in acque superficiali, suolo e sottosuolo.

 

PARAMETRI Rendimenti Valore medio Tab. 3  allegato 5 D.Lgs. 152/2006 Tab. 4  allegato 5 D.Lgs. 152/2006
COD 87,6% 46 mg/l 160 mg/l 100 mg/l
BOD5 96,8% 7,3 mg/l 40 mg/l 20 mg/l
SST 96% 8,2 mg/l 80 mg/l 25 mg/l
N-NH4 96,80% 2,1 mg/l 5 mg/l 5 mg/l
 

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IDROCRAMI

A prescindere dalla necessità dei processi depurativi dal punto di vista dell'impatto ambientale, una corretta gestione del ciclo dell'acqua prevede l'applicazione delle conoscenze tecnologiche esistenti per il conseguimento di obiettivi socialmente ed economicamente utili, quali la tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei e la corretta gestione della risorsa acqua. Il riutilizzo delle acque reflue depurate può essere considerato un espediente innovativo ed alternativo nell'ambito di un uso più razionale della risorsa idrica. Il vantaggio economico del riutilizzo risiede nel fornire alla comunità un approvvigionamento idrico, almeno per alcuni usi per i quali non si richieda acqua di elevata qualità, a costi più bassi, poiché il riciclo costa meno dello smaltimento.

Il rendimento di tale impianto garantisce il rispetto del D.M. Ambiente n. 185/2003, decreto ministeriale che regola il riuso.

 

Vantaggi della tecnologia CRAMI-MBBRS sono:

  • elevati rendimenti
  • rimozione composti di azoto
  • riduzione in pianta dell'impianto 
  • opera in continuo
  • non è soggetto ad intasamento 
  • facile impiego per l'upgrade di impianti a fanghi attivi

 

CERTIFICAZIONI

  • EN 12566-1 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTI PRIMARI
  • EN 12566-3 : CERTIFICAZIONE EUROPEA SISTEMA COMPLETO
  • EN 12566-6 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTO SECONDARIO
  • Dichiarazione di Prestazione  (DoP)

 

PARAMETRI Rendimenti Valore medio Riuso irriguo D.M. 185/03
COD 87,6% 46 mg/l 100 mg/l
BOD5 96,8% 7,3 mg/l 20 mg/l
SST 96% 8,2 mg/l 10 mg/l
N-NH4 96,80% 2,1 mg/l -