Metalli pesanti nelle acque reflue

Nelle acque reflue è possibile rilevare la presenza di forme ioniche di metalli,
quali, ad esempio, il ferro, il rame, lo zinco, il cadmio, il manganese, il mercurio,
il cromo, il cobalto, il nichel ed il piombo. Con la dizione “metalli pesanti”
vengono indicati convenzionalmente tutti i metalli che presentano una densità
relativa maggiore di 7 g/cm3. In concentrazioni eccessive, i metalli pesanti presentano
un’azione tossica che inibisce i processi di depurazione biologica dei
liquami e i processi di stabilizzazione biologica dei fanghi. Concentrazioni elevate
di metalli pesanti possono registrarsi anche in acque di rifiuto di origine
civile, dovute alle polveri delle strade, al dilavamento dei tetti, ecc. Alte concentrazioni
possono essere reperibili quando nelle acque di rifiuto si trovino anche
particolari scarichi industriali.
Le concentrazioni massime tollerabili nei trattamenti biologici dei liquami sono
dell’ordine di 5 ÷ 10 mg/l di metalli. La maggior parte dei metalli pesanti, in piccole
concentrazioni, non sono nocivi, ma risultano addirittura indispensabili
come sostanze fondamentali per lo sviluppo dei batteri e degli organismi che
presiedono alla depurazione. Le percentuali di abbattimento dei metalli pesanti
da parte dei processi depurativi sono abbastanza elevate, tuttavia vi può essere la
conseguenza di un’alta concentrazione di metalli pesanti nei fanghi di supero,
con inconvenienti nelle successive fasi di stabilizzazione biologica e di smaltimento
finale.