IMPIANTO DI DEPURAZIONE PER IL RIUSO ACQUE REFLUE DOMESTICHE DEPURATE
A prescindere dalla necessità dei processi depurativi dal punto di vista dell'impatto ambientale, una corretta gestione del ciclo dell'acqua prevede l'applicazione delle conoscenze tecnologiche esistenti per il conseguimento di obiettivi socialmente ed economicamente utili, quali la tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei e la corretta gestione della risorsa acqua.
L’acqua è stata considerata per anni un bene di scarso valore in quanto ritenuta inesauribile e di nessun costo reale. Attualmente tale concetto è in fase di superamento a favore di una valutazione dell’acqua come una risorsa limitata di cui fare un uso corretto, al fine di non dissipare un bene patrimonio di tutti. Negli ultimi anni, a livello internazionale, l’aumento delle pressioni sulle risorse idriche e l’affermarsi del concetto e delle azioni rivolte allo “sviluppo sostenibile” hanno condotto alla definizione di importanti progetti e programmi di conservazione e di risparmio, mediante innovazioni tecnologiche e gestionali, spesso accompagnate da campagne di sensibilizzazione e da modificazioni tariffarie ed economiche. In considerazione della sempre minore disponibilità di acque di buona qualità, che generalmente vengono destinate all’uso potabile, civile e industriale, un tema di grande attualità, oggetto di attenzione sia scientifica che legislativa, è la possibilità di riutilizzo delle acque reflue, aspetto integrante il corretto governo della risorsa nel suo complesso. Per la gestione del ciclo dell'acqua, il riutilizzo delle acque reflue depurate rappresenta un approccio evoluto per un uso più razionale della risorsa idrica. Il vantaggio economico del riutilizzo risiede nel fornire un approvvigionamento idrico alternativo, valido almeno per gli usi per cui non è richiesta acqua di elevata qualità.
Storicamente il riuso delle acque per l’irrigazione dei campi ha rappresentato una pratica molto diffusa ed è ancora utilizzato in molti paesi. L’agricoltura ha una lunga tradizione di riutilizzo delle risorse idriche, a partire dalla storia greca e romana. Verso la fine del Medioevo, in Europa, alcuni privati cominciarono a farsi costruire vasche di raccolta per i liquami domestici. Una volta piene, queste vasche, che erano una sorta di prototipo dei futuri pozzi neri, venivano fatte svuotare e i liquami prelevati venivano riversati su terreni abbandonati o utilizzati per concimare i campi. Esempi dell’epoca moderna sono le “sewage farms” tedesche di quasi 500 anni fa, le marcite del Milanese, attive fino a non molti anni fa e le aree agricole del Messico e del Cile, ancora largamente irrigate con acque reflue.
Con il tempo le problematiche connesse alla diffusione di malattie dovute all’uso di tali acque ha condotto i paesi più avanzati a definire regolamentazioni e norme per il riuso. I Paesi più esperti in materia di riutilizzo delle acque reflue depurate sono gli Stati Uniti e lo Stato di Israele. Negli anni ’70 le acque reflue depurate rappresentavano circa il 10% del potenziale idrico di Israele. Negli Stati Uniti la pratica del riutilizzo delle acque reflue ha preso piede soprattutto negli Stati Desertici del Sud: in particolare la California e il Texas. In California, infatti, sono state approvate le prime leggi che introducevano standard di qualità alle acque da riutilizzare che garantissero da rischi per la
salute umana. Nei Paesi molto aridi e poco dotati di risorse idriche dell’area mediterranea le acque reflue, depurate e non, scaricate nei corpi idrici sono spesso nuovamente impiegata in irrigazione, trasformando quello che è un rifiuto in una nuova risorsa utile al sostegno dell’agricoltura locale.
A partire dagli anni ’90 è sensibilmente cresciuto l’interesse per il riutilizzo di acque reflue urbane depurate in molte parti del mondo, soprattutto sotto la spinta degli organismi internazionali che promuovono lo sviluppo sostenibile. Con la crescita della sensibilità ambientale e in risposta alle pressanti esigenze di incrementare i quantitativi di acqua utilizzabili in agricoltura, per l’industria e a scopi potabili, il tema del riutilizzo delle acque si sta diffondendo sempre più anche nei Paesi con maggiori quantitativi d’acqua primaria disponibile.
Obiettivo del riutilizzo è la limitazione del prelievo delle acque superficiali e sotterranee, la riduzione dell'impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori, il risparmio attraverso l'utilizzo multiplo delle acque reflue.
Le attività sociali, produttive e ricreative, sia in ambito urbano che rurale, richiedono ed impiegano una grande quantità di acqua. La conseguenza diretta dell'utilizzo dell'acqua è la produzione di grandi quantitativi di scarichi che, per poter essere reimpiegati, devono necessariamente essere sottoposti a trattamenti depurativi.
Le acque reflue, che in passato contenevano quasi esclusivamente sostanze biodegradabili, presentano attualmente maggiori problemi di chiarificazione a causa della presenza sempre più ampia di composti chimici di origine sintetica, impiegati sia nel settore industriale che in quello agricolo.
Dalle esperienze maturate in paesi che hanno applicato, da diverso tempo, il riutilizzo delle acque, emerge l’estrema importanza della normativa tecnica, di carattere igienico-sanitario, relativa alle caratteristiche delle acque per il riuso e alle problematiche connesse con l’applicazione dei reflui.
Ogni investimento in materia deve necessariamente fare affidamento su elementi certi, su criteri di trattamento ed utilizzo dell’acqua, tali da indurre gli investitori, e in ogni modo tutti i soggetti interessati, ad assumere iniziative concrete in materia. La chiarezza normativa è una condizione indispensabile per assicurare una “accettabilità”, non sempre scontata, dell’acqua riciclata. Occorre, per tutti i settori per i quali vi possono essere interessi connessi al riutilizzo delle acque, ragionare in un’ottica di pianificazione integrata di gestione del territorio e delle acque, che tenga conto delle risorse idriche, della raccolta delle acque reflue, della depurazione e del riutilizzo.
Di seguito si riporta una panoramica sugli approcci normativi seguiti a livello internazionale e nell’ambito comunitario valutati di maggiore interesse ai fini di una gestione sostenibile di tale risorsa “non convenzionale”, ed un breve confronto con la normativa italiana. In base all’indagine effettuata l’attenzione si è concentrata in particolare sui differenti approcci nella definizione di linee guida e regolamenti per il riuso agricolo, per il quale è emersa una normativa più consolidata.
Il riutilizzo delle acque reflue depurate può essere considerato un espediente innovativo ed alternativo nell'ambito di un uso più razionale della risorsa idrica. Il vantaggio economico del riutilizzo risiede nel fornire alla comunità un approvvigionamento idrico, almeno per alcuni usi per i quali non si richieda acqua di elevata qualità, a costi più bassi, poiché il riciclo costa meno dello smaltimento.
Un notevole passo avanti è stato fatto con la pubblicazione del Decreto del 12 giugno 2003, n. 185 "Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione dell'articolo 26, comma 2, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152" per la depurazione e la distribuzione delle acque reflue al fine del loro recupero e riutilizzo in campo domestico industriale e urbano. Il decreto stabilisce le norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue domestiche, urbane ed industriali attraverso la regolamentazione delle destinazioni d'uso e dei relativi requisiti di qualità, ai fini della tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche, limitando il prelievo delle acque superficiali e sotterranee, riducendo l'impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori e favorendo il risparmio idrico mediante l'utilizzo multiplo delle acque reflue.
In particolare, il provvedimento indica tre possibilità di riutilizzo di queste acque recuperate: in campo agricolo per l'irrigazione, in campo civile per il lavaggio delle strade, per l'alimentazione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento e per l'alimentazione delle reti duali di adduzione, in campo industriale per la disponibilità dell'acqua antincendio e per i lavaggi dei cicli termici.
Per poter riutilizzare l'acqua per uno qualsiasi di questi scopi, si deve comunque raggiungere un certo grado di qualità, soprattutto igienico-sanitaria. I trattamenti di tipo convenzionale non sono quasi mai sufficienti e quindi la tecnologia si sta orientando verso la messa a punto di nuovi sistemi alternativi di trattamento terziario e di disinfezione, finalizzati all'ottenimento di un elevato grado di qualità dell'acqua, attraverso l'abbattimento della carica microbica, dei nutrienti e delle sostanze tossiche.
Nello scenario dei vantaggi e delle prospettive future che può offrire il riciclo delle acque usate, si collocano pertanto nuove tecnologie che cercano di ottenere processi efficienti a garanzia di un approvvigionamento di acqua depurata a costi contenuti. CRAMI INGEGNERIA offre soluzioni impiantistiche tali da permettere il riutilizzo delle acque depurate grazie ad altissimi livelli di depurazione. IDROCRAMI vanta soluzioni impiantistiche altamente tecnologiche mirate alla disinfezione delle acque depurate.
Il rendimento di tale impianto garantisce il rispetto del D.M. Ambiente n. 185/2003, decreto ministeriale che regola il riuso.
CERTIFICAZIONI
- EN 12566-1 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTI PRIMARI
- EN 12566-3 : CERTIFICAZIONE EUROPEA SISTEMA COMPLETO
- EN 12566-6 : CERTIFICAZIONE EUROPEA TRATTAMENTO SECONDARIO
- Dichiarazione di Prestazione (DoP)
PARAMETRI |
Rendimenti |
Valore medio |
Riuso irriguo D.M. 185/03 |
COD |
87,6% |
46 mg/l |
100 mg/l |
BOD5 |
96,8% |
7,3 mg/l |
20 mg/l |
SST |
96% |
8,2 mg/l |
10 mg/l |
N-NH4 |
96,80% |
2,1 mg/l |
- |