Filtro percolatore

Filtri percolatori insieme alle vasche a fanghi attivati rappresentano uno dei metodi di trattamento biologico aerobico (ossidazione biologica) degli effluenti urbani, utilizzata nei comuni impianti di depurazione.
I letti percolatori furono impiegati per la prima volta nel 1868.
Il liquame da trattare, effluente dalle vasche di sedimentazione primaria, viene sparso a pioggia sul filtro percolatore mediante distributori mobili.
Il liquame percola attraverso il filtro senza sommergerlo in modo da lasciare libera circolazione all'aria, e si raccoglie sul fondo.
Il fondo dei filtri percolatori è costituito da una piastra in cemento armato realizzata con conveniente pendenza verso il sistema di drenaggio che convoglia l'effluente fuori dal filtro percolatore.
I filtri percolatori sono impianti dal basso costo di esercizio e possono sopportare una certa oscillazione di concentrazione e composizione dell'acqua reflua.
 
Richiedono però un dislivello rispetto alla vasca di sedimentazione primaria, se si vuole inviare l'acqua dall'una all'altro, senza ricorrere a pompe. Presentano inoltre il difetto di attirare insetti ed emettere cattivo odore a causa dell'instaurarsi delle condizioni anaerobiche quando la pellicola organica si ispessisce. I solidi sospesi costituiti da specie di ferro ridotto o manganese possono passivare la matrice. Un'alta concentrazione di ioni Ca2+ o Mg2+ disciolti può reagire con la CO2 atmosferica, formando carbonati. La presenza di composti a bassa volatilità alla temperatura ambiente può richiedere preriscaldamento dell'acqua da trattare.